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IL FIGHT CLUB CINOFILO

Scritto da Almo Nature | Mar 16, 2022 11:00:00 AM

di Dunia Rahwan

La legge parla chiaro: i cani vanno sempre condotti al guinzaglio eccetto nelle aree preposte, le famigerate aree cani che spesso si trasformano nel ring di un fight club dove vige la regola del più forte. L’idea di mettere più cani estranei in uno spazio confinato, a volte troppo piccolo, è distante dal modello sociale della specie, dove gli individui non vanno in cerca di amicizie occasionali, ma selezionano e costruiscono le relazioni nel tempo condividendo le esperienze. Come facciamo noi.

Diventiamo cani

Facciamo un gioco, sforziamoci di pensare come un cane. Sono un meticcio di taglia media, sto quasi sempre in casa e fuori mi legano al guinzaglio, spesso così corto che fatico a schivare le scarpe del mio umano con il getto di pipì, ma stiamo andando al parchetto per la mia mezz’ora di libertà e non sto più nella pelliccia. Ci sono però un sacco di cani, un paio di amici e un bel po’ di musi nuovi, e mi agito, mi chiedo se mi lasceranno in pace o dovrò difendermi; neanche il tempo di fare conoscenza a distanza, come suggerisce il galateo canino, e mi infilano nel recinto, e in un attimo sono tutti addosso. Uno mi ringhia, l’altro mi abbaia nell’orecchio mentre un paio sono parecchio interessati al mio sedere, e vorrei solo scappare. Torniamo a noi: avete provato disagio per il cane? Il suo ingresso in un’area cani occupata da sconosciuti è paragonabile al primo giorno di scuola, quando arrivi in classe agitato, vorresti evaporare per l’imbarazzo e ti chiedi se mai riuscirai a fare amicizia con qualcuno o ti odieranno tutti. Tutt’altra storia l’ultimo giorno di scuola, quando entri in classe e ti sembra di stare in famiglia, alcuni sono amici e altri meno, ma la conoscenza dettata dall’esperienza condivisa ti rasserena in ambito sociale. Lo stesso vale per i cani. 

 

Meno rapporti occasionali, più amicizie

Il cane ha bisogno di amici, non di continue conoscenze. La dimensione sociale del cane è il branco, spesso composto da membri imparentati, e il gruppo delimita il territorio con urina, feci e raspature per tenere alla larga gli estranei, di norma non graditi. Il cane sta con la sua crew e tanto gli basta per sentirsi al sicuro e appagato; il resto sono conoscenze fulminee, paragonabili a una stretta di mano. Nelle aree cani, invece, i cani vivono ogni giorno, in loop, il dramma del primo giorno di scuola, per infine tornare a casa con la sensazione di non avere neppure un amico. 

Scatta la violenza

Nei dog parks avvengono molti incidenti, e non mi stupisce; il fight club non prevede regole, e quando il cane si sente a disagio, minacciato, in trappola, può reagire male. Se l’area cani non è troppo affollata di solito il cane entra ed esplora la zona, segue il perimetro, snasa in punti strategici come gli alberi e il bidone dell’immondizia, rilascia i bisogni fisiologici, corre, raspa e si struscia sugli odori schifosi, poi inizia da annoiarsi. Ha svolto le sue attività ed è pronto per andare a esplorare il resto del mondo, e invece lo tratteniamo in un luogo senza attrattive convinti che stia giocando con gli amici. Il cane annoiato si ingegna per spezzare la monotonia, così corre lungo la recinzione abbaiando dietro a cani/bici/runner/monopattini, difende come un leone un rametto a terra, si fissa sulla pallina dell’altro cane o sul suo posteriore, bullizza i più deboli, tutti comportamenti che complicano le dinamiche sociali e, nei casi più estremi, sfociano in risse. 

 

Con i cuccioli si sbaglia facile

Un classico del normo proprietario di cane è: “porto il cucciolo in area cani così socializza”. Non è vero, lì dentro prende solo un sacco di botte e impara a ridarle indietro con gli interessi appena diventa adulto. L’educazione alla socialità dovrebbe ricalcare il naturale percorso della specie, per cui i cuccioli restano in famiglia almeno fino alla maturità sessuale, tra i 6 e i 12 mesi, interagendo con i fratelli sotto la supervisione dei membri del gruppo, che intervengono se il gioco degenera in lite oppure i giovanotti si mettono nei guai. Il ruolo genitoriale e delle tate è fondamentale per insegnare ai cuccioli il paradigma cinofilo, come comportarsi in società ed essere auto efficaci, insegnamenti preziosi per l’adulto del futuro. Se adottiamo il cane a due o tre mesi diventiamo responsabili della sua educazione, anche e soprattutto sociale, e spesso facciamo un errore dietro l’altro. Il più comune, appunto, è buttare il cucciolo in pasto ai cani senza prima selezionarli e in un contesto restrittivo e statico, nonché monotono e puzzolente come le aree cani, dove il cucciolo è facile vittima di bullismo da parte di cani stressati, a disagio, con poche competenze e scarsa pazienza, doti indispensabili con i più giovani. Per proporre al cucciolo le corrette esperienze formative è necessario scegliere come location un contesto a forte connotazione naturalistica che solletichi l’anima wild dei partecipanti e tessere relazioni cinofile durature, regalargli degli amici, agevolare la socialità proponendo una rosa ristretta di cani equilibrati predisposti a insegnare alla piccola peste iperattiva come stare al mondo. 

 

Il bullismo è una brutta bestia

Il bullismo è ben visibile tra i cani, soprattutto nelle zone recintate dove il più debole non può sottrarsi alle angherie del bullo di quartiere. I cani presi di mira sono tipicamente i profili timorosi, quelli stressati, a disagio e i cuccioli inesperti, quindi i più vulnerabili. Spesso osservo un cane in difficoltà chiedere disperatamente aiuto all’umano di riferimento, ma questo non coglie e lo lascia da solo a fronteggiare il bullo. Per capire se è il caso di intervenire osservate con attenzione i cani e date retta al vostro istinto genitoriale, che la sa lunga: se il cane si sottrae all’interazione, tiene la coda tra le gambe, e si avvicina al suo umano o all’uscita, meglio andare via; se viene di continuo buttato a terra, mordicchiato, montato, meglio andare via; se sale sulla panchina e tiene lontani i cani abbaiando e ringhiando, meglio andare via. Proteggiamo il nostro amico, soprattutto se siamo stati noi ad accompagnarlo sul ring del fight club!

Siate ribelli

La legge impone di tenere i cani legati tranne nelle aree preposte, o rispettiamo le regole oppure per soddisfare le necessità del cane diventiamo dei fuorilegge. Penso che la libertà del cane sia un obiettivo primario da perseguire nel percorso educativo in quanto strumento potentissimo per garantire l’espressione dell’essere. L’edificazione della libertà è il più prezioso dei regali per il cane, ma prima di sganciare il guinzaglio dobbiamo essere ragionevolmente certi che questo non farà danni ma sia ben integrato con l’ambiente e correttamente socializzato con i suoi simili e le persone. Se invece il cane in autonomia è un pericolo per il prossimo, oppure è fuori controllo, rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo in sicurezza assieme a professionisti per avvicinarci il più possibile all'obiettivo “libertà”. 

Cammina, non fermati 

Nelle socializzazioni tra cani l’ambiente circostante assume un ruolo cruciale nella buona riuscita dell’operazione. Per trovare amici a quattro zampe andate in mezzo alla natura, fate una passeggiata nei parchi cittadini, nel bosco, in montagna, al fiume o al mare, e assecondate l’attitudine del cane, che sia scavare, tuffarsi in acqua, seguire la traccia olfattiva o correre nel sottobosco. Rendiamo dinamiche le passeggiate evitando di fermarci attorno ai cani che interagiscono, piuttosto spostiamoci in cerca di angoli interessanti da perlustrare. In libertà e in movimento l’incontro sociale è meno problematico, i cani hanno il tempo di studiarsi a distanza e decidono se andare a presentarsi oppure tenersi alla larga. E i cani competenti di solito non sbagliano. Quasi sempre dopo un’annusata e una pipì di presentazione i cani si salutano per riprendere ciascuno il proprio cammino, salvo colpi di fulmine o irresistibili attrazioni sessuali. Ma i colpi di fulmine tra i cani sono rarissimi, come tra gli esseri umani, e l’iniziale interesse svanisce in pochi secondi se i conoscenti hanno la possibilità di passare oltre. In area cani, al contrario, la comunicazione prosegue anche se c’è antipatia, e a volte si finisce a litigare. Impariamo a fidarci dei cani e non forziamo le socializzazioni, piuttosto mettiamoli nelle condizioni ottimali per incontrare nuovi amici ed evitare i nemici. 

La costruzione della libertà

È importante edificare sulla libertà del cane, che in 33.000 anni di storia evolutiva ha dimostrato di sapersela cavare alla grande anche senza guinzaglio. Quando vado in giro mi scalda il cuore osservare i miei cani indaffarati dietro le loro pulsioni, ognuno con la sua storia e caratterizzato da passioni e motivazioni differenti: Vilma cerca briciole sotto le panchine e si tiene a distanza dai cani, Dustyboy scova l’acqua putrida e le femmine da importunare mentre Nana, che è ancora giovinastra, corre entusiasta incontro ai cani per fare conoscenza e schiva l’interesse manifestato dalla gente verso un alano di 60 chili. Una magia irrealizzabile con i cani al guinzaglio oppure in area cani. L’educazione alla libertà è una strada in discesa con i cuccioli, che apprendono con facilità gli insegnamenti, ma il richiamo si insegna anche ai cani adulti, serve solo più pazienza. Per rendere il training efficace è necessario abbandonare le ansie da controllo che ci spingono a richiamare il cane di continuo senza una reale motivazione, solo per rasserenarci. Alleniamo il richiamo per fornire al cane informazioni importanti come un cambio di direzione o per coinvolgerlo in attività interessanti tipo le ricerche olfattive, mentre al contrario se il cane capisce che gli stiamo facendo perdere tempo smette di ascoltarci, come nella favola di Esopo “Al lupo, al lupo!”. 

 

Apriamo i ghetti

Le aree cani sono luoghi che escludono i cani dalla società, li ghettizzano. In passato questi animali erano parte attiva del tessuto sociale ed erano aiutanti insostituibili nel lavoro, mentre oggi il cane ha assunto uno status affettivo altissimo in famiglia, ma non viene riconosciuta la sua vera natura, per cui gli infiliamo il cappottino alla moda ma non vogliamo che lo sporchi al parco. Una parte di popolazione è infastidita o spaventata dai cani per via di individui maleducati, indisciplinati e fuori controllo che saltano addosso con le zampe infangate, ribaltano picnic, bucano palloni e inseguono bambini. Il cane libero deve sapersi comportare altrimenti danneggia chi gli sta intorno; quindi, lancio una proposta già sperimentata in città come Berlino: prima di adottare un cane deve diventare obbligatorio seguire un corso di educazione cinofila di base per imparare a relazionarsi nel modo corretto e insegnargli le buone maniere. Prima di salire in cattedra, infatti, dobbiamo tornare sui banchi di scuola e imparare come comprendere e rispettare il più straordinario degli amici.

 
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