Consigli pratici dall'ambulatorio
Con l’arrivo della stagione mite, per i proprietari di cani e gatti si ripresenta, inesorabile, lo spettro dell’infestazione da zecche. Anche se molti di essi, adeguatamente informati dai loro medici veterinari, hanno ormai ben chiaro il concetto di riscaldamento globale e del suo significato in ambito parassitologico.
In tal senso, non essendoci più inverni particolarmente rigidi, specialmente nelle aree più a sud della Penisola, oltre ad attuare una costante profilassi antiparassitaria con prodotti specifici da utilizzare sull’animale e nell’ambiente sarebbe buona norma, al rientro da ogni passeggiata con il proprio cane, ispezionarne il corpo non solo visivamente, ma accarezzandolo e facendo muovere le dita tra i peli del mantello, fino ad arrivare alla cute (come quando ci facciamo uno shampoo ai capelli) alla ricerca di eventuali “escrescenze” sospette. L’ispezione va fatta senza tralasciare gli spazi interdigitali ed intorno ai cuscinetti plantari, il contorno degli occhi, delle orecchie e la zona intorno allo sfintere anale. D’altra parte, gli animali non percepiscono l’arrivo e il movimento di risalita della zecca sul proprio corpo per via della presenza, sulle estremità degli arti del parassita, di strutture ammortizzanti che rendono il movimento impercettibile, motivo per cui non ci allarmeranno mostrando segni di disagio o fastidio.
L’ ispezione a scopo precauzionale, se eseguita con delicatezza e pazienza, potrà diventare anche un rituale molto gratificante e piacevole per l’animale ed il benessere che ne scaturirà rafforzerà la relazione proprietario-pet!!!!
Le zecche sono artropodi appartenenti all’ordine IXODIDA, acari in grado di parassitare varie specie animali ed anche l’uomo. Hanno rilevanza socio sanitaria poiché, cibandosi del sangue dei propri ospiti, possono trasmettere diverse malattie virali (ad es., encefalite da zecche), protozoarie (ad es., Piroplasmosi, Hepatozoonosi), batteriche (ad es., Borreliosi, Anaplasmosi, Ehrlichiosi, Rickettsiosi).
Inoltre, nei cuccioli e negli animali defedati, in caso di infestazione massiccia e cronica da zecche si può sviluppare anemia.
Le specie più diffuse sono Ixodes ricinus (la cd. “zecca del bosco”, al primo posto come segnalazioni sull’uomo) e Rhipicephalus sanguineus (zecca tipica del cane ma che, in assenza dell’ospite preferenziale, può parassitare anche l’uomo e più raramente il gatto).
Il loro corpo è di forma ovalare e di un colore marroncino, ma possono variare sia in volume (da pochi mm a più di un centimetro) che nel colore (da marrone rossiccio a marroncino chiaro-beige), in relazione allo stadio di sviluppo e all’assunzione di sangue. Il ciclo vitale si suddivide in stadi, che avvengono in parte sull’ospite e in parte nell’ambiente ed è per questo motivo che occorre mettere in atto, per una efficace lotta al parassita, una strategia antiparassitaria combinata animale-ambiente.
Le zecche sono presenti in ambienti rurali, in luoghi riparati dal freddo intenso e ad alta densità di animali (canili, stalle, fienili), ma anche in aree periurbane ed urbane dove transitano cani e possono formarsi nicchie idonee alla conservazione e sviluppo del parassita (parchi, giardini ed aree incolte, crepe nei muri e marciapiedi, bordi di strade e gradini, orti e giardini privati e condominiali, sterpaglie).
In caso di mancato reperimento di ospiti e di condizioni ambientali favorevoli, le zecche possono entrare in uno stato di quiescenza temporaneo e resistere per lunghi periodi di tempo al digiuno assoluto.
Generalmente, una domanda sorge spontanea ai proprietari degli animali con cui mi rapporto in ambulatorio: “ma se ho trattato il mio animale con l’antiparassitario, come mai ha le zecche?”
La risposta a questa domanda è molteplice:
Tenendo presente l’apparato rostrale con cui la zecca si infigge nella cute, muniti di pinzetta per sopracciglia oppure degli appositi uncini dedicati reperibili nei negozi specializzati, si afferra la zecca tenendosi strettamente aderenti alla cute per non rischiare di schiacciarne il corpo (se non si dispone di alcuno strumento, è possibile utilizzare pollice e indice della propria mano, protetta da un guanto di lattice per evitare, qualora si avessero microlesioni cutanee, la trasmissione delle infezioni).
Occorre aver cura di non comprimere il corpo del parassita poiché la trasmissione degli agenti patogeni avviene nelle fasi di rigurgito; per lo stesso motivo non utilizzare alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, nel tentativo “leggendario” di “soffocare” o “stordire” la zecca e favorirne il distacco. In realtà la zecca respira molto lentamente (pochi atti respiratori in un’ora), quindi non riusciremmo nel nostro intento e, “disturbandola”, potremmo favorire la salivazione ed il rigurgito con le conseguenze sopra descritte, oltre a irritare ulteriormente il sito di aggancio del parassita dove si è creata una piccola soluzione di continuo della cute.
Una volta afferrata la testa, si deve esercitare una trazione delicata, con piccolo movimento di rotazione per evitare che l’apparato buccale resti infisso e determini, successivamente, la comparsa di granulomi o ascessi. Una volta rimossa la zecca, disinfettare l’area di cute interessata.
Se, a distanza di qualche giorno, dovesse comparire, nel punto di rimozione, un arrossamento sospetto o un gonfiore locale, sarà opportuno rivolgersi ad un medico veterinario.
La zecca rimossa deve essere eliminata, ad esempio bruciandola dopo averla avvolta in un pezzetto di carta, in modo tale da evitarne la risalita sull’ospite iniziale - o su uno nuovo, o che abbia la possibilità di infestare l’ambiente disseminando le uova al suo interno.
A volte può accadere che i proprietari dell’animale non siano sicuri che ciò che hanno rimosso dal corpo del proprio cane sia una zecca o, al contrario, nutrire il dubbio che quella data escrescenza che vedono possa non essere una piccola formazione cutanea ma, piuttosto, il temuto parassita. Nel primo caso, è consigliabile conservare “il corpo del reato” in un contenitore chiuso contenente dell’alcool e mostrarlo a un veterinario; nel secondo, evitare di fare trazioni per non traumatizzare eventuali piccole neoformazioni cutanee che andrebbero visionate e indagate.
Nella mia esperienza ambulatoriale mi sono trovata molte volte in presenza di proprietari preoccupati per una zecca che, poi, si rivelava essere un piccolo capezzolo di un cane maschio!!!!!!!!
Dott.ssa Alessandra Di Marzio. Medico Veterinario libero professionista