Recentemente i media nazionali hanno dato notizia dell'attacco di un orso a un uomo in località Cadine, in provincia di Trento. Intento a fare jogging tra i boschi insieme al proprio cane si è imbattuto nell'animale. L'episodio ha creato spavento e sconcerto, sia tra gli abitanti sia tra gli ambientalisti. E, naturalmente, ha scatenato i professionisti della strumentalizzazione.
Abbiamo chiesto a Mauro Belardi del Programma Alpi Europeo del WWF un parere sulla questione per riportarvi la posizione ufficiale dell'Organizzazione:
Il punto di partenza è la solidarietà da parte del WWF a chi ha subito ferite e spavento. A quel che ci risulta il racconto fatto dalla persona che ha subito l'aggressione corrisponde al vero, nonostante alcuni attacchi emersi sui Media, che giudichiamo fuori luogo e portati da persone non informate o prevenute.
Ci risulta anche che la persona in questione non sia un nemico dell'orso, anzi. E che abbia anche tentato di mettere in pratica le norme di comportamento previste in questi casi, posto che tra il dire e il fare in questi casi c'è di mezzo lo stato confusionale e la paura.
Chi conosce l'orso e ci ha lavorato sa bene quanto possa essere pesante anche solo subire un falso attacco da un orso, figuriamoci un attacco vero.
Invitiamo quindi alcuni presunti amici dell'orso a limitare le esternazioni emozionali e a parlare possibilmente di argomenti che conoscono. Lo stesso messaggio è da rivolgere a quelli che in questi giorni parlano a caso di troppi orsi e che si lanciano in strumentalizzazioni politiche.
Ma chi ha seguito in questi anni le serate informative tenute ovunque da esperti WWF non ha mai sentito da noi dire che l'orso è un animale non pericoloso e che il rischio fosse zero. Solo che la probabilità di incidenti è estremamente bassa per chi va nei boschi.
La presenza di un cane al seguito è considerato in tutto il mondo un fattore potenzialmente di rischio, ma centinaia di migliaia di persone percorrono con cani le aree di presenza di orso nel mondo, senza problemi. Il Trentino dovrà comunque prendere in considerazione l'ipotesi di regolamentare maggiormente la presenza di cani in alcune aree, per la sicurezza dei frequentatori.
E' del tutto chiaro che non siamo di fronte a un problema con l'Orso come specie o con un progetto.
Il Progetto Life Ursus ha ufficialmente chiuso nel 2002. Nessun nuovo orso è stato più rilasciato da allora in Trentino. Oggi c'è una popolazione quasi completamente composta da individui nati in Trentino, da gestire in modo ordinario. La popolazione non è troppo numerosa né particolarmente aggressiva o dannosa o confidente. La stragrande maggioranza degli orsi sono individui che si comportano quasi come fantasmi, con un'atavica paura dell'Uomo.
Su oltre 50 orsi presenti al momento in Trentino purtroppo la presenza di un individuo particolarmente aggressivo è una possibilità da prendere statisticamente in considerazione.
In Slovenia avviene periodicamente e questo non impedisce che il turismo in quel paese sia in crescita esponenziale, incluso chi si reca in Slovenia proprio sulle tracce dell'orso.
Chi oggi attacca l'orso come specie dovrebbe coerentemente chiedere la chiusura della caccia in quanto responsabile di 20 morti all'anno (anche in Trentino) o dell'allevamento poiché l'anno scorso ci sono stati sulle Alpi almeno 4 attacchi documentati di vacche a turisti, tra cui alcuni letali. Sarebbero proposte avventate e irrazionali, come oggi è assurdo prendersela con gli orsi in generale.
Occorre quindi mantenere la necessaria freddezza e correttezza scientifica nell'affrontare i problemi.
Ora è necessario dare un nome a quell'orso, cosa non facile. Speriamo che il materiale organico raccolto dalla Provincia si riveli utile. Oggi il WWF appoggia il lavoro del corpo forestale della Provincia di Trento.
Dopo l'identificazione, i protocolli del progetto di identificazione prevedono che l'Orso sia tolto dall'ambiente naturale.
Non spetta al WWF dire come, posto che il Protocollo di gestione lascia scegliere tra abbattimento e cattura, ma sul piano etico il WWF chiede si scelga la cattura e l'accoglienza nelle strutture di conservazione preposte.
Nel caso in cui l'orso si rivelasse una femmina, occorre verificare se ha prole e non ripetere alcune scelte intempestive del caso Daniza.
Quell'orso va eventualmente tolto dall'ambiente se verrà confermato dagli enti preposti che esso rappresenta un pericolo, guardando la letteratura scientifica. Non perché, ovviamente, quell'orso abbia delle colpe. E neppure per mettere a tacere le proteste o soddisfare le urla dei capipopolo. Sappiamo dall'esperienza (e anche da pubblicazioni scientifiche) che cedere alle richieste del giorno dopo non serve neppure ad aumentare la convivenza e placare gli animi, anzi raggiunge l'effetto opposto di acuire il conflitto e le strumentalizzazioni.
Levare di mezzo un orso aggressivo non è una scorciatoia, semmai una necessità di sicurezza.
La strada per la convivenza resta lunga ed è la stessa che promuoviamo da tempo con la speranza di non doversi trovare in futuro ad operare certe scelte: aumentare l'informazione, diffondere buone pratiche tra chi frequenta le aree di presenza, pagare rapidamente e completamente i danni alle attività economiche, installare opere di prevenzione danni, acquistare cani da guardiania, cooperare tra soggetti che gestiscono l'ambiente a livello sovraregionale e internazionale.