di Sonia Campa
Nell’editoriale in cui ho trattato il tema dell’allestimento dello spazio casalingo (interno ed esterno) in cui viva un gatto sottolineavo anche quanto curare l’ambiente fisico sia importante. Questo è un aspetto che non viene mai sottolineato abbastanza: non c’è relazione con un gatto che possa essere costruita se prima non gli si garantisce la possibilità di godere di un ambiente che soddisfi i suoi requisiti minimi di benessere. Troppo spesso si ritiene che basti l’amore ma questa è un’ipersemplificazione buona per un romanzetto rosa di quart’ordine, non per un animale complesso come il gatto.
D’altra parte, il benessere non si misura solo in termini di distribuzione delle risorse a lui utili o di arricchimenti da mettere a disposizione. La qualità della sua vita dipende anche dalle sue relazioni sociali.
E anche qui è necessaria una sottolineatura: più un gatto vive confinato all’interno di un appartamento, viene cioè impossibilitato ad entrare in contatto con il mondo e la sua varietà, più poter contare sulla presenza ed una relazione articolata con gli individui con cui convive diventa vitale. Perché per un gatto isolato dal mondo i referenti umani sono le uniche interfacce con la variabilità, l’imprevisto e sono gli unici soggetti in grado di inserire nelle sue giornate delle dinamiche che lo attivino e lo facciano interessare a ciò che lo circonda.
Relazione significa gioco (tanto), compagnia, curiosità, sorpresa, risate ma anche calma e relax.
Un’attività che non deve mai mancare è il gioco predatorio. Se da una parte è sconsigliato (anzi, vietato!) incoraggiare un micio a giocare con mani e piedi, è possibile presentargli corde, palline, cannette da pesca con una finta preda legata all’amo, topi di pezza, gusci di noci, avanzi di pasta, tutto-quel-viene-in-mente per permettergli di esprimere il suo talento venatorio. Non si pensi, però, che un gatto possa intrattenersi sempre da solo: a lui piace afferrare quel che si muove, che è imprevedibile e scattante quindi sta a noi animare il giocattolo, cercando di mimare il comportamento di una preda vera!
Il gatto ama intrattenersi anche giochi solitari, da svolgere in autonomia. Per poterli fare è necessario che il gatto abbia sempre dei giocattoli a disposizione nel suo ambiente, avendo cura di rinnovarli ciclicamente per evitare l’assuefazione. Anche i giochi così detti di “intelligenza” possono essere validi supporti per impegnare attivamente i gatti: si tratta di giocattoli in cui vengono nascosti degli snack e, armeggiando con zampe o bocca, il gatto deve riuscire a conquistarli.
Il modo in cui comunichiamo e interagiamo quotidianamente, inoltre, determina il clima della relazione e il grado di fiducia che il gatto può riporre in noi, una fiducia che dimostriamo di meritare ogni volta che gli concediamo di decidere se, quando e quanto interagire. Per loro caratteristica etologica, i gatti hanno bisogno di poter gestire le interazioni. Per alcune persone questa direttiva è difficile da digerire, sostengono di non saper resistere a toccare o ad accarezzare un gatto. Ma la difficoltà di resistere ai propri impulsi è propria dei bambini, non degli adulti: prendersi la responsabilità del benessere di un gatto significa anche saper riconoscere dove finisce la nostra gratificazione ed iniziano i bisogni altrui.
Non solo la frequenza del contatto, anche la modalità conta. I gatti amano i tocchi discreti, leggeri, poco prolungati e che magari coinvolgano la zona della testa e poco altro. Indubbiamente ci sono gatti che tollerano il tocco in tutte le aree del corpo, pancia compresa. Ma, ancora una volta, se il nostro amico dimostra di non amare l’attenzione in certe zone, l’ultima cosa da fare è sfidare la sua pazienza, forzandolo a tollerarci.
Non dimenticate, poi, che i gatti insieme a noi amano anche rilassarsi, poltrire, lasciarsi andare. Dedicategli ogni giorno dei momenti di relax condiviso, purché sia lui a raggiungervi, lui a volersi unire per prendersi qualche coccola ed un momento di tranquillità.
I gatti vivono in un mondo di odori e, a volte, anche una tinteggiatura di casa può destabilizzarlo. Meglio sarebbe evitare profumi invadenti e artificiosi, lavarsi le mani appena rientrati in casa se si è entrati in contatto con altri animali, scartare detergenti casalinghi troppo aggressivi, trattenersi dal lavare ogni settimana quella cuccetta personale che rassicura tanto il micio.
Niente sculacciate sul posteriore, niente colpetti sul muso, niente dito indice alzato mentre lo si fissa esclamando un perentorio “no!”, niente soffi in faccia, niente isolamenti per 10 minuti nella stanza chiusa, dimenticate tutto ciò. Non solo le punizioni sono totalmente inefficaci ad insegnare ad un gatto qualunque cosa ma, nel giro di poco tempo, minano anche la fiducia che ripone nei nostri confronti. E un gatto che si fida poco è un gatto più propenso a percepire stress e ad ammalarsi, oltre a diventare più incline a risposte conflittuali e aggressive.
La punizione andrebbe definitivamente abolita dal vocabolario di qualunque gattofilo per lasciare spazio, invece, a quella di “facilitazione” verso l’alternativa.
Se volete insegnare qualcosa al gatto, la primissima domanda da porvi è a chi serve questo qualcosa. Serve a lui o a voi? E se serve a voi, è ragionevole? Quanto è realistico pretendere una certa risposta dal gatto? Se siete sicuri che quello che state cercando è accettabile e compatibile con le caratteristiche e i bisogni del micio, piuttosto che puntare su vaghi rinforzi e punizioni, sforzatevi di capire come facilitare la spontanea espressione del comportamento che auspichereste, offrendo una valida alternativa.
Se, per esempio, preferiste che il micio smettesse di stazionare sul tavolo mentre mangiate, potreste osservare che il suo unico interesse è stare in vostra compagnia. Allora perché non offrire un’alternativa allettante come un cuscino accogliente su una sedia accanto a voi oppure un tiragraffi in prossimità del tavolo, invitandolo a raggiungere la nuova postazione prima di mettere i piatti in tavola e complimentandovi con lui finché la mantiene? Se il suo unico interesse è davvero relazionarsi con voi e condividere quel momento, non ci metterà molto a capire che quando è nella postazione “giusta” ottiene esattamente quello che vuole.
Mi preme sottolineare che queste sono indicazioni di massima e generali con nessuna pretesa di essere esaustive. La relazione con il gatto è sfaccettata e densa di risvolti singolari ma il punto è che va coltivata quotidianamente, con affetto, la dovuta dose di rispetto, un ambiente adatto e, perché no, un pizzico di fantasia.