La catastrofe (in)naturale di Ischia

Al dramma inevitabile del sisma si aggiunge quello evitabile degli abbandoni.
Con le ferite ancora aperte dal terremoto del 21 agosto scorso, l'isola di Ischia rialza la testa, con le sue attività caratteristiche, dall'artigianato alla cucina, fino ad accogliere il summit del G7, tenutosi il 19 e il 20 ottobre scorsi.Ma nella “zona rossa", l'epicentro della catastrofe situato tra Casamicciola e Lacco Ameno, l'emergenza continua.E i primi a farne le spese sono stati gli animali domestici, abbandonati durante l'allontanamentodalle zone a rischio.Questo è ciò che emerge dalla testimonianza che abbiamo raccolto da una dei pochi amorevoli volontari animalisti attivamente impegnati sull'isola, Teresa Mazzella di “ Un atto d'amore Onlus":

“Il volontariato animalista non è molto diffuso qui, e i gatti abbandonati sono molti perché la gente si rifiuta di sterilizzarli.
Prima del terremoto vivevano di espedienti, degli avanzi dei tanti alberghi e ristoranti.Adesso la situazione è precipitata, anche perché chi ha perso la casa non ha potuto portare con sé i propri animali, che ora si aggirano insieme ai randagi tra le case lesionate e pericolanti.
Con le piogge ci saranno altri crolli, e per loro il rischio di rimanere isolati o uccisi sarà molto alto."