Mentre al cinema sbarca Dumbo di Tim Burton (regista che amiamo) vogliamo ricordare la storia del vero Dumbo prendendo spunto dal documentario di David Attenborough.
Siamo nella metà del 1800 e Dumbo (o più correttamente
Jumbo), rapito dalla sua terra natale africana, viene spedito in Francia via nave e successivamente venduto allo Zoo di Londra. Qui, anche complice il primo sviluppo della fotografia, ne diviene velocemente l’attrazione principale, trasportando sul dorso migliaia visitatori inclusi i figli della casa regnante. Proviamo ad immaginarcelo:
in un ambiente non suo, solo, confinato in una gabbia... Jumbo inizia così, come ogni essere senziente in una condizione del genere, a soffrire di depressione e di claustrofobia, sviluppando
atteggiamenti di autolesionismo. In un rapporto empatico e crudele col suo domatore Jumbo viene sedato, con modalità non propriamente gentili e attraverso grandi quantità di alcool, creandone un vero e proprio dipendente.
Nel 1882, lo zoo decide di cedere Dumbo al circo americano PT Barnum.Possiamo solo raffigurarci il viaggio in nave e i metodi utilizzati per gestire un elefante non certo abituato a solcare i mari, in un tempo in cui i trasporti non avevano la velocità di oggi. Jumbo nel suo periodo americano
diventa fonte di immensi guadagni per il circo ma rapidamente le già precarie condizioni di salute si aggravano anche causa una seria
malnutrizione: al contrario di quanto la natura africana gli offriva per nutrirsi, Jumbo mangiava tutto quello che i visitatori gli lanciavano attraverso le sbarre: dai biscottini alle
monete, a centinaia ritrovate nel suo stomaco dopo la morte insieme a chiavi, chiodi...
Nel 1885 il circo Barnum si trasferisce in Canada con un elefante, Jumbo, ormai in deperimento cronico e con una prima
coscienza animalista che iniziava ad alzare la voce dell’indignazione. Succede che un giorno, mentre viene caricato su un vagone dopo uno spettacolo, un treno lo investe. Jumbo muore così per emorragia interna. Aveva 24 anni, era in piena crescita considerando che la vita media di un elefante è tra i 60 e i 70 anni e l’esame dei resti ci racconta di un elefante in una condizione da cinquantenne. Nel documentario David Attenborough ha osservato i resti di Jumbo insieme ad un gruppo di esperti: dalle analisi emergono
sofferenze atroci, indescrivibili e inimmaginabili. Senza togliere nessuna poesia ai cartoni animati e ai film che portano altri messaggi rispetto alla storia vera, che questa ultima ci sia di stimolo di riflessione su come intendiamo
il nostro rapporto con la natura e gli altri esseri e se siamo veramente in grado, oggi,di amarli abbastanza per lasciarli semplicemente vivere.