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La Fondazione Capellino protagonista al Salone della CSR e dell’innovazione sociale

La Fondazione Capellino protagonista al Salone della CSR e dell’innovazione sociale
Il 29 e 30 settembre 2020 l’Università Bocconi di Milano ha ospitato l’ottava edizione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale, il più importante evento in Italia dedicato al ruolo delle imprese nei percorsi di sviluppo sostenibile. Evento che ha visto, per la prima volta, la Fondazione Capellino tra i protagonisti, il 30 settembre alle ore 17 all'interno del panel "Purpose beyond profit: quando il senso guida l'impresa"
Consulta il programma del nostro panel "Purpose beyond profit"
 
In questa video intervista Pier Giovanni Capellino racconta ad ASKA News la continuità tra passato e futuro del suo fare impresa in Almo Nature Benefit Spa, chiarendo le motivazioni che lo hanno spinto a dare vita alla Fondazione Capellino, alla quale ha donato l’azienda. Una storia personale che porta un punto di vista innovativo e decisamente fuori dal coro: cinque minuti very inspiring !
 
https://youtu.be/m8QXxoB0jfg


 
Guarda qui sotto il video dell'intervento del nostro Pier Giovanni Capellino, intervistato da Paolo Pezzana.

Clicca qui
per leggere la trascrizione dell'intervista



Paolo Pezzana, professore dell’Università Cattolica di Milano,
dialoga con Pier Giovanni Capellino al


“Salone della CSR e dell’innovazione sociale” 


Università Bocconi, 30 settembre 2020


 

“Purpose beyond profit: quando il senso guida l’impresa”


 

(Paolo Pezzana): Pier Giovanni, perché ad un certo punto della tua vita professionale hai pensato di dare vita alla Fondazione Capellino con l’obiettivo di contribuire a salvaguardare la biodiversità?

(Pier Giovanni Capellino): domanda breve, ma risposta complessa. Potrei tagliare corto e invocare la necessità MORALE per gli umani di rinunciare al diritto, delegato da dio e oggi autocertificato, di dominare sul pianeta: rinunciare al dominio per rispettare (dovere etico) le altre forme di vita e gli habitat da cui dipendono.

Ma probabilmente queste considerazioni non rispondono alla risposta che attendi.

 

(Pezzana): sono considerazioni rilevanti e, dal mio punto di vista, condivisibili. Ma torniamo a noi per focalizzarci su una prima parola chiave : il purpose, cioè il senso del fare impresa oggi

(Capellino): volendo essere pragmatico Paolo, ti dico che il modello economico-culturale che domina la nostra epoca (attraverso una parola chiave che è crescita), ci ha promesso e permesso, tramite lo sfruttamento organizzato delle risorse del pianeta, un benessere materiale e diritti civili diffusi, almeno alle nostre latitudini. Ora, abbiamo avuto modo tutti di constatare che il modello funziona con sempre maggiori difficoltà (su cui neanche una, comunque non alla viste, politica di redistribuzione potrebbe incidere) e la ragione è evidente: si basa sullo sfruttamento incondizionato delle risorse naturali che sta compromettendo le leggi non scritte che governano gli equilibri del nostro pianeta, con conseguente rapida distruzione della biodiversità sino a rendere sempre più probabile l’ipotesi di scomparsa o severo ridimensionamento degli umani e/o una forte perdita di qualità di vita con gravi implicazioni culturali, politiche, sociali, psicologiche.

Stiamo rompendo gli equilibri che garantiscono la vita per come l’abbiamo sin qui conosciuta, per questo sono convinto che serva ri-orientare il paradigma economico dominante.

Serve rompere la continuità e serve farlo senza ricorrere ai modelli che la storia ha giudicato falliti, del tipo sostituire lo zar con Stalin…

Partendo da questa premessa, anziché cominciare chiedendo ad altri di fare, ho deciso di cominciare facendo. Con mio fratello Lorenzo abbiamo deciso di donare Almo Nature – l’azienda di pet food che ho fondato nel 2000 e che oggi rappresenta un’eccellenza a livello globale – alla Fondazione Capellino che ha come obiettivo quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità, dando così avvio ad un modello che abbiamo denominato economia della restituzione: i frutti del successo aziendale non si accumulano più su un conto privato, ma sono destinati a progetti mirati destinati alla salvaguardia della biodiversità.

Inoltre la Fondazione accettando la donazione ha imposto ad Almo Nature la modifica dello Statuto (ora Almo Nature Benefit SpA) e l’impegno a diventare entro 10 anni un’azienda a impatto zero sulla biodiversità.

L’impatto su Almo Nature di questa scelta non è ancora oggi misurabile e l’evoluzione delle menti di chi lavora in Almo Nature e in Fondazione Capellino è solo agli inizi e anch’io mi considero come un maratoneta al via.

 

(Pezzana): la seconda parola chiave che vorrei proporti Pier Giovanni è positioning, il posizionamento. Come vedi un’azienda “purpose driven” come Almo Nature agire oggi all’interno del mercato del pet food e nella relazione con la Fondazione Capellino?

(Capellino): siamo agli inizi di un modello che abbiamo definito economia della restituzione e per ora per portarlo al successo … serve lavorare più degli altri!

E’ un modello non distante dal concetto del valore condiviso ( shared value ) del prof. Porter, ma per come la vedo io è più radicale nelle premesse.

Mi spiego: le aziende che sviluppano strategie di sostenibilità possono “cambiare idea” con sufficiente facilità, parliamo infatti quasi sempre di approcci manageriali e non valoriali o identitari delle imprese.

Il nostro modello rovescia questa prospettiva: abbiamo infatti vincolato per sempre il successo, i frutti che l’azienda produce alla realizzazione di progetti che restituiscano al 100% questo successo, questi frutti, all’interesse generale.

Non c’è antagonismo o soluzione di continuità in questo modello tra Almo Nature e Fondazione Capellino (come per esempio tradizionalmente tra profit e non profit): il successo dell’una è strettamente funzionale al senso di esistere dell’altra e viceversa.

Se vogliamo scendere nello specifico del mercato del pet food posso dirti che in generale si tratta di un mercato piuttosto statico, che si è avvicinato da pochi anni alle tematiche di sostenibilità ambientale, con troppe aziende che parlano di natura perché la natura fa vendere.

Oltreché con il progetto Almo Nature la Fondazione Capellino è impegnata sui progetti:


  • Companion Animal for Life: per inserire i cani e i gatti nello stato di famiglia così da stroncare gli abbandoni e rendere l’adozione un’atto (responsabile) su cui riflettere prima.

  • Regenerating Villa Fortuna: per sperimentare un modello nuovo di agricoltura (e paesaggio) economicamente competitivo

  • Impact on Biodiversity: per la salvaguardia degli habitat naturali ed estenderli, nonché elaborare una metrica che misuri non la sostenibilità della singola attività, ma il suo impatto sulla biodiversità considerando tutta la filiera.



(Pezzana): la terza parola chiave che ti voglio proporre Pier Giovanni è exemplarity. Da che punto divista possiamo considerare esemplare questa esperienza e perché?

(Capellino) : Paolo, questa è una domanda che ha bisogno di ancora un po’ di tempo per avere una risposta adeguata. Quello che di esemplare avremo fatto non lo si può annunciare, perché prima va fatto: per ora abbiamo stabilito la nostra credibilità restituendo, attraverso la donazione di Almo Nature, alla biodiversità.

I progetti diventeranno attivi poco per volta e ci serve ancora un po’ di tempo, ma oggi chiedo a tutti:appoggiate il modello, acquistate per i vostri cani e gatti i prodotti Almo Nature. Il modello avrà successo se Almo Nature continuerà nel solco che è il suo:

  • la riconosciuta qualità dei suoi alimenti per cani e gatti e

  • i valori dell’economia di restituzione


su cui deve convergere il consenso di chi ha un cane ed un gatto: “bravi” non basta.