Il Forasacco: il nemico dell’estate
Consigli pratici dall’ambulatorio
Da Nord a Sud dell’Italia, passando per le Isole, che si parli di cuscusoni, affuca cavaddu, vena vana, scanna cavallo, ci si riferisce sempre all’ arista di graminacea, volgarmente chiamata forasacco o spiga (in realtà è soltanto una parte di essa).
La forma somiglia alla punta di una lancia, con l’estremità appuntita (con la quale è agganciata alla pianta madre) ed un corpo più largo dalla cui superficie si diramano dei filamenti vegetali più o meno sottili, ruvidi , quasi spinosi che, restando naturalmente impigliati nel pelo e penne degli animali, hanno in natura il compito di veicolare il seme lontano dalla pianta madre, per poi piantarsi nel terreno e successivamente germogliare (naturalmente madre natura si serve anche del vento per svolgere questo compito!) ; per lo stesso motivo però, questa particolare struttura rende il forasacco molto insidioso e pericoloso poiché una volta penetrato all’interno di una qualunque struttura corporea dell’animale o creatasi una perforazione della cute ad opera della punta del vegetale, ne deriva un movimento esclusivamente in avanti senza la possibilità ’di retrocessione
Le graminacee sono molto diffuse sia in campagna che in molte aree cittadine (margini della strada, parchi pubblici, aiuole e giardini condominiali) per cui quando verso la fine della primavera e l’inizio dell’estate la pianta si secca, le ariste cadono al suolo in grande quantità diventando un pericolo per i nostri amici a quattro zampe. Attenzione però perché, pur trattandosi dii una tipica “emergenza estiva”, occorre non sottovalutare che le ariste secche restano in giro un po’ dappertutto ed anche in autunno possono continuare a creare problemi, seppur meno frequentemente, specialmente se non ci sono state abbondanti piogge che rendono il forasacco più pesante e lo fanno marcire.
La sintomatologia che accompagna il forasacco è relativa alla localizzazione dello stesso e l’intervento del veterinario sarà adeguato alla situazione contingente, nel rispetto della deontologia e sicurezza per il paziente, risparmiando al quadrupede malcapitato di turno inutili sofferenze: sedazione ed anestesia, sono utilissimi alleati in tal senso!!!!
In tanti anni di professione mi è capitato di estrarre forasacchi da ovunque: orecchie, naso, spazi interdigitali e qualunque altro distretto della superficie cutanea, ano e zone limitrofe, prepuzio, vulva e vagina, occhio, palato e mucosa gengivale e una volta ho persino dovuto asportare un rene perché trasformatosi in un’unica cavità ascessuale per l’infezione veicolata dal corpo estraneo vegetale che si era in esso localizzato.
Quali sono le aree più frequentemente colpite e quali i campanelli di allarme per i proprietari???
CUTE E SOTTOCUTE:
Se il forasacco con la sua estremità arriva a toccare la cute ma non riesce a bucare e ad insinuarsi, in quel punto potremmo vedere una piccolissima area di arrossamento perché la sua punta ha irritato e magari stimolato anche la reazione dell’animale a leccarsi ma non così insistentemente come invece accade quando riesce a penetrare.
In questo caso il fastidio/dolore è costante ed il cane cerca di alleviarlo con il lambimento (sempre che l’area sia raggiungibile dalla bocca); sfortunatamente l’azione di leccamento però, nella stragrande maggioranza dei casi, non aiuta ad allontanare il corpo estraneo ma, al contrario, ne favorisce la progressione verso l’interno. L’atteggiamento del nostro cane deve spingerci a guardare bene la zona sulla quale si sta concentrando la sua attenzione perché può permetterci di individuare il forasacco prima che entri completamente o comunque di visualizzare il foro di ingresso ed indurci a portarlo dal veterinario per l’estrazione prima che prenda piede l’infezione. Qualora fosse entrato solo in parte, potete provare a tirarlo delicatamente verso l’esterno, afferrandolo più vicino alla cute possibile e stando attenti a non rompere i filamenti durante l’estrazione poiché, se dovessero restare dentro, potrebbero causare comunque infezione ed il problema non sarebbe risolto. In caso di dubbio, il consiglio è quello di far supervisionare il tutto dal veterinario.
Qualora non ve ne accorgeste subito, la zona interessata (ad esempio una zampa) potrebbe apparire diffusamente gonfia, calda, dolente, per la presenza di infezione/infiammazione motivo per cui il cane potrebbe mostrarsi riluttante a farsi toccare. Spesso è possibile vedere la presenza di uno o più forellini da cui geme un liquido rosso giallastro, che rappresentano il punto di ingresso del corpo estraneo oppure la via di uscita del pus formatosi per l’infezione che scava tragitti verso l’esterno (fistole). In altri casi, può appalesarsi un gonfiore localizzato, rotondeggiante (ascesso). Questo perché la arista è un corpo estraneo che oltretutto veicola batteri, e dunque l’organismo reagisce creando dapprima un processo infiammatorio che poi in seguito allo sviluppo della infezione potrà diventare purulenta e poi fistolizzare.
Le zone maggiormente colpite sono le zampe e lo spazio interdigitale, ma anche le aree genitale e perianale, la piega dell’inguine e delle ascelle sono a rischio per via del fatto che vengono poggiate a terra quando l’animale si siede o si sdraia e se lo fa su un “letto” di forasacchi c’è poco da star tranquilli!!!
In definitiva però tutta la superficie corporea può essere interessata per i motivi già esposti.
Il consiglio è di ispezionare il corpo del vostro amico al rientro da ogni passeggiata (regola d’oro anche per le zecche di cui abbiamo già parlato) in ogni suo punto, specialmente nelle zone più nascoste come gli spazi interdigitali e specialmente in cani con pelo lungo o particolarmente incolto. Utilissimo mantenere il mantello sempre ben pettinato e curato in ogni punto, rimuovendo nodi o zone di pelo particolarmente folte ed arruffate che possono essere veri e propri punti strategici per l’attecchimento dei forasacchi.
ORECCHIO
Tipicamente accade che il vostro cane che sta tranquillamente scorrazzando nel parco, all’improvviso guaisca ed inizi a scuotere violentemente la testa. Se il forasacco si posiziona in maniera tale da non pungere eccessivamente, si possono avere anche scuotimenti meno vistosi, ma molto probabilmente il cane avrà la testa lievemente inclinata dal lato dell’orecchio colpito oppure tenderà a grattarselo con la zampa (e magari a lamentarsi mentre lo fa).
Ignorare il sintomo, far passare giorni “per vedere se gli passa” non è corretto. Pur non essendo una vera e propria emergenza, lasciare una spiga sostare a lungo nel canale auricolare significa far sì che possa svilupparsi un’otite esterna purulenta , che con lo scuotimento continuativo il corpo estraneo possa infiggersi sulla membrana timpanica (se non l’ha già fatto) con passaggio dell’infezione anche nell’orecchio medio ,oppure che possa formarsi un otoematoma (versamento ematico per rottura di vasi a causa del trauma per il continuo sbatacchiamento dei padiglioni auricolari).
In alcuni altri casi, il forasacco viene inglobato nel cerume abbondante di un orecchio già di per sé non proprio sano e può restare lì senza dare troppi sintomi aggiuntivi e magari essere “scoperto” dal veterinario in pieno inverno durante una visita di routine (sono quelli che io chiamo “forasacchi fossili"!!)
Il consiglio è di non rimandare la visita, di evitare di esercitare pressioni alla base dell’orecchio nel tentativo di vedere se il cane si lamenta o no (rischiate di spingere più in profondità il forasacco e magari fargli lesionare voi la membrana timpanica) e soprattutto non pensate di poter guardare nell’orecchio nella speranza di vedere il vegetale incriminato perché il condotto uditivo del cane non è corto e rettilineo, ma ha una forma di L con la parte verticale piuttosto lunga che parte dalla base della pinna auricolare e si continua in quella orizzontale che termina a livello della membrana timpanica. Pensate che anche un veterinario nonostante sia munito di otoscopio, deve tirare il padiglione verso l’alto nell’intento di “verticalizzare” il condotto uditivo per riuscire a vedere la membrana timpanica.
Per i cani con orecchie molto pendenti tipo Cavalier King o Cocker, può essere sfoltito il pelo della parte esterna del padiglione e rifilato un pochino il pelo contorno dell’orecchio per limitare l’adesione di eventuali spighe mentre l’animale passeggia.
OCCHIO
Quando il forasacco entra nell’occhio, di solito si localizza al di sotto della terza palpebra (struttura biancastra, come una specie di tendina interna dell’occhio che va dal basso verso l’alto che intravediamo quando i nostri animali sono sonnolenti o molto rilassati). Il cane (ma nell’occhio capita di vederlo anche nei gatti) avrà molto dolore che sarà manifestato con strizzamento dell’occhio interessato (blefarospasmo) o completa chiusura e lacrimazione abbondante. Lo sfregamento del corpo estraneo su una struttura delicata come quella oculare creerà una infiammazione della congiuntiva, della cornea e spesso anche vere e proprie ulcere corneali. È una localizzazione meno frequente di quella cutanea, nasale o auricolare ma può verificarsi quando l’animale si rotola sul terreno per gioco o per imprimere i propri odori o per grattarsi, premendo e sfregando quindi la testa al suolo.
In questo caso, anche se doveste intravedere un pezzetto del forasacco, non provate a tirarlo via perché spesso è ben incastrato al di sotto della terza palpebra e rischiate di lesionare la struttura oculare che è molto fragile anche perché per via del dolore intenso l’animale può fare movimenti improvvisi e rischiate di colpire il globo oculare.
NASO
Anche in questo caso, l’ingresso del forasacco nel naso determinerà una reazione repentina dell’animale che manifesterà starnuti ad accessi violenti e continui tanto da fargli battere a volte anche il muso a terra. Si può anche avere l’emissione di goccioline di sangue dalla narice interessata.
A volte la violenza dello starnuto fa sì che esso venga espulso all’esterno (in tal caso cessano di starnutire) e rimane soltanto una lieve irritazione della mucosa nasale. In altri casi può il forasacco può avanzare fino ad arrivare nel rinofaringe ed essere deglutito e poi digerito nello stomaco.
Se invece permane nella narice l’iniziale rinite infiammatoria si trasformerà in rinite purulenta con emissione di scolo nasale rosso-giallastro o verdastro.
Anche in questo caso, purtroppo, non potete intervenire per cercare di visualizzarlo ed estrarlo, ma potete osservare attentamente il vostro pet per vedere da quale parte arriccia il naso prima di starnutire o da quale narice ha perso goccioline di sangue (potendo servirvi di un batuffolo di cotone o un fazzolettino di carta da poggiare su una narice per volta per vedere se rimangono tracce rosse o rosate), informazioni che potranno essere utili al veterinario.
Altra cosa che potete fare è osservare se, durante gli accessi il forasacco viene sbruffato all’esterno. Questo perché se gli starnuti ad un certo punto cessano, non necessariamente significa che il corpo estraneo sia stato espulso poiché la mucosa nasale tende ad “abituarsi” alla presenza estranea e trarci in inganno, proprio come può talvolta accadere per l’orecchio.
BRONCHI E POLMONE
Succede quando avviene l’inalazione del forasacco a bocca aperta mentre il cane corre nel prato ed è l’ingresso più temibile perché va direttamente in trachea dove può infiggersi, ma più spesso prosegue il suo percorso verso i bronchi e il polmone. Il sintomo immediato è la tosse, ma è un sintomo che tende a scomparire presto, a volte in poche ore se non addirittura in pochi colpi.
Quando la spighetta arriva al polmone può accadere che si crei uno pneumotorace (ed in questo caso il cane inizierà a respirare malissimo) oppure che si sviluppi a distanza anche di settimane una polmonite purulenta, di solito inizialmente localizzata ad un lobo polmonare. Se si è” fortunati”, il forasacco potrebbe attraversare il polmone, portarsi in avanti, perforare il diaframma e continuare ad avanzare fino a riemergere sulla superficie cutanea della zona costale sotto forma di boccia ascessuale, con o senza fistola. In questo caso spesso è possibile l’individuazione del corpo estraneo e la sua rimozione sotto guida ecografica. Qualora si sospettasse che il forasacco sia arrivato al polmone sarà necessaria una TAC per la diagnosi e la definizione della localizzazione a cui farà seguito la chirurgia per l’estrazione.
In questo caso, l’unica cosa che potete fare è esercitare un’attenzione massima quando il vostro cane è all’aria aperta, per avere la possibilità di cogliere ogni minimo segnale che possa farvi pensare a quanto sopra descritto.
Dott.ssa Alessandra Di Marzio. Medico Veterinario libero professionista
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