IL FRUTTETO ABBANDONATO Tutto ebbe inizio quando, nel novembre del 2020, dopo alcune verifiche sulle mappe catastali scoprimmo, che un lungo lenzuolo di terreno, abitato da una dozzina di alberi da frutto, era incluso nella proprietà agricola di Villa Fortuna acquisita dalla Fondazione Capellino. Per tutto il team fu una notizia entusiasmante perché avremmo avuto a disposizione degli ottimi frutti da alberi di varietà antiche e locali - meli, ciliegi, peri, noccioli e kaki - che potevamo salvaguardare per curarne la propagazione. Nonostante l’evidente stato di degrado in cui versava il frutteto, causata da anni di noncuranza e abbandono, non ci perdemmo d’animo e (armati di caschi, motosega, seghetti e falciatrice) iniziammo a liberare gli alberi dalle liane aggrovigliate e strozzanti di edera e vitalba. Proseguimmo eliminando piccoli ma densi agglomerati di rovi e un cannetto per ridare luce ai rami dei meli, ancora addobbati di succosi frutti; potando rami morti per poi usufruirne in forma di cippato, ovvero il materiale di copertura del suolo prediletto nei sistemi agroforestali sintropici. Ci stavamo già pregustando i frutti del successo dell’impresa.
LA DISCARICA ABUSIVA Ma il disordine creato da una selva indomita era quasi una strategia che la natura aveva adottato per coprire, quasi in senso di vergogna, tutte le nefande immondizie che i precedenti gestori vi avevano abbandonato. Man mano che la pulizia proseguiva, purtroppo, venivano alla luce una lunghissima serie di: sacchi, sacconi, sacchetti, cassette e contenitori di plastica; bidoni contenenti prodotti chimici; un furgone; strumenti agricoli, manuali e a motore, di ogni tipo (la fortuna ogni tanto assiste anche i matti e alcune cose ancora funzionanti e in buono stato le abbiamo recuperate!).