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LE FABBRICHE DI CUCCIOLI

LE FABBRICHE DI CUCCIOLI

di Dunia Rahwan

Convivete con un cane di razza Bulldog francese, Beagle, Carlino, Pinscher, Yorkshire o Chihuahua acquistato in negozio o su internet? Beh, potrebbe essere nato in una delle puppy mills disseminate nell’Europa dell’Est, allevamenti intensivi creati per sfornare migliaia di cuccioli di cane, ma anche blasonate razze feline come i gatti nudi Sphynx e i persiani, da spedire oltre confine. L’unico obiettivo di allevatori e trafficanti è il profitto economico, e non si fanno scrupoli a raggiungerlo infliggendo agli animali inimmaginabili sofferenze. I cuccioli dell’Est, nati soprattutto in Ungheria, Polonia e Romania, sono la merce di un business appetitoso che in Europa produce un giro di affari secondo solo a quello di droghe e armi, un mercato criminale eretto sulla sofferenza degli animali che si stima abbia un valore finanziario annuo di centinaia di milioni di euro.

 

Shopping compulsivo

Cani e gatti sono ormai immancabili compagni di vita, una tendenza diventata ancora più evidente dopo lo scoppio della pandemia. In Italia ci sono oggi più animali domestici che persone, 62 milioni contro 59, e in Europa intorno ai pets si è creato un giro di affari di 200 miliardi di euro l’anno per cibo, accessori e per l’acquisto di cuccioli. Le razze più ambite sono di taglia piccola o piccolissima, con gli occhioni grandi che ricordano un eterno infante e il muso schiacciato, così adorabile quanto dannoso per la salute degli animali. La richiesta di cuccioli è cresciuta così tanto negli ultimi anni che i canali legali faticano a soddisfarla, i prezzi sono schizzati alle stelle tanto che un bulldog francese color argento arriva a costare a 5mila euro, e il malaffare ha trovato terreno fertile per germogliare. L’urgenza di affiancarci un animale domestico per sconfiggere la noia e la social distancing sta portando ad acquisti compulsivi in negozi e su internet, come se facessimo shopping di vestiti anziché di esseri viventi. Pochi si interrogano sulla provenienza del batuffolo di peli, innamorati persi alla prima occhiata, anche se solo in fotografia, tiriamo fuori il portafoglio e portiamo a casa o ci facciamo spedire il nuovo amico senza renderci conto di avere appena finanziato un traffico di atrocità, maltrattamenti fisici, emotivi e genetici, nonché di esserci messi nei guai con le nostre mani: questi cuccioli, figli di un girone dell’inferno, portano sul corpo e nella mente i traumi subiti, e a volte questi traumi rimangono per sempre.

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Esposti in vetrina

In Europa i cuccioli posso essere acquistati nei negozi per animali e su internet, anche se qualche paese ha iniziato a introdurne il divieto e in Italia dal 1° gennaio 2024 non sarà più permesso vendere cani e gatti nei negozi in quanto luoghi incompatibili con il benessere di esseri senzienti in grado di provare emozioni. Quindi luoghi di maltrattamento. Le vendite on line sono anche peggio, manca una regolamentazione e il buco legislativo è riempito dai trafficanti internazionali. Poco importa se avete comprato il vostro cucciolo in un rinomato negozio del centro città o se ve lo hanno consegnato allo svincolo autostradale ma con tutti i documenti in regola, potrebbe comunque essere una vittima del traffico di cani dall’Est. Ogni anno decine di migliaia di cuccioli acquistatati low cost entrano illegalmente in Italia e secondo l’inchiesta di Presadiretta, il programma di RaiTre, 4 su 10 muoiono entro il quinto anno di vita.

Colpa degli italiani

Le puppy mills nascono trent’anni fa da un’idea made in Italy. Sono stati proprio i nostri connazionali a lanciare il business in Ungheria, dove la povera gente allevava maiali e conigli per pochi soldi e, quindi, è stato facile convincerla a orientarsi su cani e gatti, merce più remunerativa. Gli italiani restano in pool position in questo triste traffico, ma non sono da meno Gran Bretagna, Germania, Francia, Olanda, Spagna e i paesi nordici. L’Ungheria continua a detenere il triste primato delle puppy mills, ma gli allevamenti intensivi sono diventati delle realtà anche in Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Slovacchia: nessuno vuole restare fuori dal Paese di Bengodi, dove si riescono a fare un mucchio di soldi rischiando pochissimo, una multa e al massimo qualche mese di prigione. Il danno in termini etici, invece, è incalcolabile; raccogliendo il materiale per la stesura di questo articolo mi sono imbattuta in filmati rubati che denunciano gli allevamenti di cuccioli, luoghi dell’orrore impregnati di disperazione senza fine. Le voci di quelle anime terrorizzate saranno difficili da dimenticare…

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Un girone dell’Inferno

Gli allevatori, in modo particolare quelli ungheresi, hanno presto compreso che il modello casa/lavoro era il più redditizio per abbattere i costi e ottimizzare la produzione, e hanno letteralmente riempito di cani (e qualche gatto) le proprie abitazioni. Indagini investigative in tutta Europa hanno documentato la vita dei cani nelle puppy mills, anzi la loro non vita. I riproduttori vengono rinchiusi in cantine e box costantemente in assenza di luce, costretti in spazi stretti e intrisi delle loro deiezioni, non escono mai, non conoscono l’erba, i raggi del sole, l’amore, ma solo paura e buio; le femmine partoriscono di continuo e i piccoli vengono strappati alla madre precocemente, ad appena 30 o 40 giorni, quando entrano nel circuito del traffico illegale. I cuccioli vengono trasportati in cartoni e gabbie per conigli dai paesi dell’Est verso le mete finali, le case degli acquirenti, un lunghissimo viaggio nelle mani di trafficanti che stipano i cani nei bagagliai delle auto, senza acqua né cibo, costretti nella loro sporcizia per giorni.

Cuccioli low cost

Se un cucciolo di barboncino venduto in un allevamento certificato e visitabile costa circa 2mila euro, non è sospetto che su internet ve lo spediscano per poche centinaia di euro? Dietro l’offerta del giorno si nascondono le atrocità inflitte al cucciolo, che non ha avuto la possibilità di crescere in un contesto sicuro assieme alla mamma e ai fratellini, ha conosciuto la paura nel ventre materno e forse dovrà combattere tutta la vita con malattie e disfunzioni comportamentali. I piccoli coinvolti nel traffico illegale vengono drogati durante il viaggio per passare inosservati ai controlli e per celare eventuali patologie agli occhi degli acquirenti, ma pochi giorni dopo l’adozione le magagne saltano fuori, e alcune non se ne vanno più via. In fin dei conti, il cucciolo a basso costo può farvi spendere quello che avevate risparmiato, e molto di più. Ne vale la pena?

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La rabbia entra di contrabbando

Il traffico illegale di cuccioli dall’Est rappresenta anche un reale pericolo per la sanità pubblica e il nemico numero uno è la rabbia, una pericolosissima malattia virale acuta che si trasmette con il morso dell’animale infetto e nel mondo miete 55mila vittime l’anno. Negli stati dell’Europa centro occidentale la rabbia è stata debellata negli animali domestici e selvatici, ma è ancora presente in Estonia, Lettonia e Lituania, Russia, Bielorussia, Ucraina e nel sud-est dell’Europa, proprio dove ci sono le puppy mills. I cuccioli dell’Est che passano illegalmente le frontiere, però, non hanno ancora il vaccino antirabbico perché va somministrato quando il cane ha tre mesi e impiega 21 giorni ad attivarsi. Proprio a tale scopo la legge sul commercio internazionale di cani impone che il cucciolo abbia almeno 3 mesi e 21 giorni, così può essere vaccinato, un problemuccio che i trafficanti di cani hanno comodamente scavalcato falsificando la data di nascita del cane sul passaporto per invecchiarlo di un paio di mesi. Quindi la pericolosissima rabbia, insieme ad altre simpatiche malattie batteriche e virali, potrebbe entrare nelle nostre case a cavallo di un tenerissimo bulldog francese.

Sconfiggiamo il traffico

Il 2021 è stato un buon anno per la lotta la traffico illegale di cuccioli in Europa, partendo dalla nuova la legge sulla salute degli animali dell’UE, che richiede a tutti gli allevatori di cani di registrarsi presso le autorità nazionali competenti, oltre a stabilire requisiti più severi durante tutta la filiera, dall’allevamento al trasporto. Inoltre, il commercio illegale di animali da compagnia è stato riconosciuto come “criminalità organizzata” e deve essere contrastato al pari del traffico di droga e armi.


Anche noi possiamo fare la nostra parte ed esiste un modo sicuro per non incappare nel traffico illecito di cani: adottarli nei rifugi della propria zona. Badate bene: vicino a casa, dove potete recarvi di persona, incontrare il cane più volte, maturare l’importante decisione e infine accoglierlo in casa. Non cercate animali on line, finirete in una valle di lacrime per poi rischiare di adottare un cane completamente diverso da quello descritto nell’annuncio, e magari incompatibile con lo stile di vita della famiglia. Nei 1200 canili italiani aspettano un’occasione quasi 120mila cani, e sebbene la ricerca potrebbe rivelarsi più tortuosa rispetto a strisciare la carta di credito, ne vale la pena. I cani non si ordinano su internet, non si comprano nei negozi, i cani sono esseri senzienti in grado di provare gioia e dolore, amore e disperazione, di sentire la più profonda delle paure e riportare il più indelebile dei traumi. Traumi che poi dovrete gestire voi, non il venditore del negozio. Per gli amanti della razza esistono i gruppi rescue che raggruppano gli annunci di adozione di cani con certe caratteristiche, individuate gli animali che potete raggiungere fisicamente e adottate il cane più adatto a voi, non quello più carino o alla moda. Perché la bellezza e le mode passano, ma il cane rimane.

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